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Mi guardano fisso gli amici, pensando: “ora glielo dici!” e intanto tu, amico fidato, singhiozzi come un disperato.

E noi ci sentiamo anche fessi, chiedendoci se lo sapessi, che poi alla gita giù al mare, lei c’aveva provato con Ale!

Antipatica, stronza e anche ingrata, nessuno l’ha mai sopportata. A noi sembri fortunato, finalmente ti sei liberato.

Ma l’ultimo cogito in testa, sentenza nell’ora ormai tarda: che la beltà… è negli occhi di chi guarda!

Un rognoso spelacchiato, un amico stralunato, un viado travestito, un fratello alcolizzato, c’è a chi piace, c’è chi no.

Un marito licenziato, un figlio maleducato, un anello stretto al dito, un panino masticato, c’è a chi piace, c’è chi no.

Mi dici è nel frizzer, giù in basso, io vado in cucina ed incasso, il tuo ghigno che sminuisce. La cosa ormai non mi stupisce.

E mentre ti porto adombrato, quel pezzo di carne ghiacciato, mi scappa, nervoso, un: “ma cacchio, come ti ha di nuovo conciato quell’occhio?”.

Presenti un sorriso di scorta. Fosse almeno la prima volta. Sul livido ci metti il manzo, ma come fai ad amare quel pezzo di stronzo?

Ma l’ultimo cogito in testa, sentenza nell’ora ormai tarda: che la beltà… è negli occhi di chi guarda!

Diceva una volta il cantore che i figli sono pezzi di cuore, che mamma ama con passione anche il peggiore dello scarafone.

Ma un limite lo metto a tutto, e non parlo di bello di brutto, non parlo di giusto e sbagliato, ma il senso critico va preservato.

Un pappagallo un po’ sbeccato, un razzista dichiarato, un amante pervertito, con un alito impastato, c’è a chi piace e c’è chi no.

Un vinile rovinato, un vinello un po’ annacquato, un cannone ben nutrito, un nonnetto assai sdentato c’è a chi piace e c’è chi no.

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