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So sempre chi ero e chi eri. Il tuo oggi è pur sempre il mio ieri. Ed il sogno ti ho detto, mi hai detto, non starà qui in quel cassetto.
Conosco i tuoi giorni passati, so bene come li hai passati: a scrivere per evitare di trovarti a tirare a campare.

Oggi ti riguardo, soddisfatto, realizzato e ti posso dire tutto, tranne che sei fortunato, perché non è stato un caso se davvero ce l’hai fatta, goditi quel tuo sorriso, questa casa, quella giacca.

E stringimi forte le mani, perché queste sono le tue mani. Oggi scherzi e ci ridi contento, ma c’hai davvero pensato per tempo.

Non scordare chi ti ha sostenuto. Neanche il primo che in te c’ha creduto. Non scordare chi ti ha criticato, ora sai che anche lui ti ha aiutato.
Non scordare i tuoi luoghi e i tuoi amici. Quel campetto, le corse e la bici. Non scordare chi t’ama ugualmente e dei premi non gli frega niente.

Oggi ti ricordo, non è andato sempre liscio, non tutti hanno aiutato, qualcheduno ti ha deriso, per invidia o per rancore, per paura o poco tempo, ti han mentito, scoraggiato, te lo dico qui a memento.

Ma sappi che non è finita, la lotta non è mai finita. Già vennero e ritorneranno, coloro che tutto sanno.

Proveranno a dirti che è sbagliato ogni tuo singolo pensiero. Tu digli che è vero. Digli che è vero.
Metteranno ombra sulla luce per creare un mondo nero. Tu digli che è vero. Digli che è vero.

Lo sguardo è soltanto più vecchio e io son soltanto uno specchio, l’immagine del tuo riflesso e rifletto, rifletto spesso. Lo so, non ti senti arrivato.
Lo so, quello che hai già passato. Lo so che non finirà mai. Lo sai che lo so e che lo sai.

Oggi ti ricordo che hai risposto sempre bene, ascoltato chi dovevi, ignorato chi non vede, ringraziato i tuoi maestri, i colleghi, i genitori, tutti i gufi li hai lasciati bubulare, al freddo, fuori.

E adesso puoi esser sincero. Adesso puoi dirlo davvero, a quelli che portano nero, sorridi e digli che è vero.

Useranno dubbi e scetticismo, ti faran sentire zero. Tu digli che è vero. Digli che è vero.
Ti sorrideranno, ma vorrebbero vederti al cimitero. Tu digli che è vero. Digli che è vero.

Nella vita c’è chi gira con il ku klux klan, chi a 30 anni c’ha la sindrome di Peter Pan, chi ricorda Kabir Bedi mito Sandokan, chi si strugge che su Facebook non ha neanche un fan. Chi si dice Charlie Hebdo e non c’era al Ba Ta Clan, chi vorrebbe il Moulin Rouge ma senza il can can , chi a karate se la tira come Daniel San, chi respira con l’affanno come Fener Darth. Chi ha ancora il boiler, teme lo spoiler, va in giro in spider, gran somellier. Chi gioca a bridge, si guarda Ridge, chi passa il badge e chi vien da me.

E ci tiene a dirmi che è sbagliato ogni mio singolo pensiero. Gli ho detto che è vero, gli ho detto che è vero.

Yo Yo ho capito bene o male, si dice così? L’ho sentito in qualche disco hip-hop di qualche M.C., l’ho sentito sotto la chitarra di Scott Yan con i Public Enemy: number one. L’ho sentito per le strade di periferia, di metropoli più grandi, non certo la mia; io non vengo dalla strada di una città (Tu digli che è vero), ma da un buco che dov’è nessuno mai lo sa, io non vengo dal degrado né da una banlieu, canto solo se conosco, canto se lo so. E allora: bass bass. Io, io, ho sbagliato molte volte e non sono un Dio, consapevole di tutto sempre a modo mio, io ci provo e mi ributto se fallisco (Tu digli che è vero), io, la cartina tornasole del mio mondo è lì, c’è un motivo solamente se ora sono qui, ho provato a superare i miei limiti, non tutte le mie giornate sono facili e mi aggrappo saldamente ai miei alibi, non invento storie tristi e strappalacrime, per creare rime assurde e metriche. Ma ricordo sempre tutto, tutto quanto, io (Tu digli che è vero). Non mi importa cosa scrivi o quello che fai, io non guardo, non ti sento, passo dritto io (Digli che è vero). Ma ringrazio tutti quanti, questo è il modo mio. Ma ringrazio tutti quanti, questo è il modo mio. Io!

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