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Sistematicamente, torna il pensiero di qualcosa d’irrisolto, ma importante e permanente, che si nasconde tra le spire del concetto galleggiante, subdolamente.
Riaffiora solo per buttarti in testa un dubbio martellante, molto insistente. Fino alla conclusione che non valga niente, perché è spossante pensare sempre senza arrivare a niente.

Apri le tue mani qualche cosa rimarrà: terra, cibo, aria, giovinezza, libertà. Lava le tue mani a una fonte gelida, tanti son gli avanzi di una vita gravida.

Disordinatamente, torna l’assillo di qualcosa perso nei bivi del tempo, ormai distante. La sensazione di un ricordo disturbato, e disturbante. Malinconia, ansia, rimpianto, agitazione, sempre presente. Fino a concludere di non provar più niente, perché è spossante amare sempre senza odiare mai niente.

Apri le tue mani qualche cosa rimarrà: terra, cibo, aria, giovinezza, libertà. Lava le tue mani a una fonte gelida, tanti son gli avanzi di una vita gravida.

Quello che rimane tra le mani, dalle mani non lo puoi gettare non lo puoi lasciare.
Quello che ti vuoi tenere, puoi tenere, non si sceglie non si coglie non si può dilazionare. Quello che ti resta della vita dalla vita non è sempre quello che vorresti ricordare, riportare, risentire. Quello che permane sono avanzi, solo avanzi, tanti avanzi, troppi avanzi quello che puoi fare è guardali e tacere (Sono avanzi, solo avanzi, tanti avanzi troppi avanzi. Sono avanzi, solo avanzi, tanti avanzi troppi avanzi. Sono avanzi, solo avanzi, tanti avanzi troppi avanzi. Sono avanzi, solo avanzi, tanti avanzi troppi avanzi. Sono avanzi, solo avanzi, tanti avanzi troppi avanzi. Sono avanzi, solo avanzi, tanti avanzi troppi avanzi).

Apri le tue mani qualche cosa rimarrà: terra, cibo, aria, giovinezza, libertà. Lava le tue mani a una fonte gelida, tanti son gli avanzi di una vita gravida.

Sistematicamente.

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